...incastrati nel cervello.
Salto giù dal divano,mi affaccio ed eccola lì,la copertina del già celebrato Gulag Orkestar,in mezzo a qualche altro cd,sparsi sull'altro lato della discoteca,pensando a quest'ultimo mese di ascolti. Finchè non lo riascolto e queste melodie ricordano Kusturica e la musica balcanica. Ma i Beirut,ovvero Zach Condon,sono di Albuquerque. Bel disco e obliquamente allegro,dai suoni-umori storti. Cantilene,trombe,tamburelli,fisarmoniche e ululati e in questa notte non c'è nessun motivo per spegnere la luce,aperta a queste melodie calde e seguo il ritmo,incerto,qui la musica non è sicura,si tratta di mettere insieme delle sequenze che alberghino una gamma di suoni non proprio affini. E sto bene in questa dimensione,non c'è fretta,si possono tentare diverse fantasie fino a trovare quella giusta. Le canzoni di Zach sono semplici,si sentono meraviglie,le trombe diventano orecchiabili,sento che le orecchie mi crescono,saltellando esco dalla stanza...
Il tempo di Zach è uno spiazzo gremito di gente di cui ricordi le facce,molti scalzi e a torso nudo,accanto a giocolieri ubriachi. Immagino un circolo che qualcuno ha tracciato sulla terra con un bastone e che lentamente piedi danzanti stanno cancellando. Sono stato dentro quel circolo,ho ingollato vino rosso-rosso,e ora sono fuori,alzarmi e ritornare nel circolo seguendo le note della banda,e quando mi sveglierò sarò qui,in questa grande festa di fantasia.
PLAY > BEIRUT - GULAG ORKESTAR
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